Emergono nuovi dati da uno studio condotto sui soggetti ricoverati in terapia intensiva a causa del Coronavirus
Sappiamo che i pazienti a rischio contagio da Covid-19 sono in prevalenza affetti da malattie preesistenti. Quelle più comuni sono le malattie cardiovascolari e respiratorie croniche, il diabete, l’ipertensione arteriosa e il cancro. Sorprendentemente, l’indice di massa corporea (IMC, ossia il parametro scientifico usato per valutare i rischi correlati al sovrappeso e all’obesità) è raramente menzionato tra i fattori di rischio clinici per il COVID-19.
L’obesità, tuttavia, era già stata identificata come fattore di rischio per la grave infezione polmonare indotta dalla cosiddetta febbre suina. Inoltre, è stata riconosciuta una correlazione fra l’obesità addominale e una compromessa ventilazione polmonare, che comporta una riduzione della saturazione di ossigeno. Così come è stretta l’associazione dell’obesità addominale ad un basso grado di infiammazione cronico che, a sua volta, può compromettere la risposta immunitaria ed avere effetti sul polmoni e bronchi.
Questi riscontri suggeriscono che l’obesità potrebbe essere un fattore di rischio indipendente anche per l’infezione da Coronavirus. Ancor di più se consideriamo che la pandemia si sta diffondendo più rapidamente in Europa e nel Nord America, ossia nei territori dove l’obesità è maggiormente diffusa. Perciò è di grande importanza clinica esplorare la relazione tra obesità e gravità dell’infezione da Covid-19.
LO STUDIO PUBBLICATO DALLA RIVISTA OBESITY
Pochi giorni fa, è stato pubblicato dalla rivista Obesity uno studio retrospettivo condotto da una equipe medica francese. Obiettivo dello studio: indagare sull’associazione tra IMC, caratteristiche cliniche e necessità di ventilazione meccanica invasiva su un campione di 124 pazienti ricoverati in terapia intensiva per COVID-19 presso il Roger Salengro Hospital di Lille, in Francia. I partecipanti allo studio sono stati confrontati con un gruppo di altri 306 pazienti, a loro volta ricoverati in terapia intensiva durante l’anno 2019 presso lo stesso istituto, colpiti anch’essi da malattie respiratorie acute gravi ma non riconducibili al Coronavirus.
I risultati dello studi hanno evidenziato come il campione di 124 pazienti oggetto di analisi (tutti infettati da Covid-19, in prevalenza maschi di età media 60 anni) presentasse livelli di obesità mediamente superiori rispetto a quello dei pazienti ricoverati in terapia intensiva nel 2019 per malattie respiratorie. Difatti, l’obesità (IMC > 30) e l’obesità grave (IMC > 35) sono risultate significativamente più frequenti nel campione di 124 pazienti infettati da Coronavirus rispetto al campione di 306 pazienti dell’anno 2019: 47,6% rispetto al 25,2% nel primo caso e 28,2% contro il 10,8% del secondo.
Altro dato importante: 85 dei 124 partecipanti allo studio (pari al 68,6% del gruppo) hanno avuto necessità di sottoporsi a ventilazione meccanica intensiva a seguito delle complicazioni causate dal virus. L’indice di massa corporea medio di questi pazienti è risultato di 31,1 (in un range dal 27,3 a 37,5), ben più alto dell’IMC medio di 27,0 (range da 25,3 a 30,8) dei 39 pazienti (ossia il 31,4% del gruppo) che non hanno avuto necessità della ventilazione meccanica intensiva. E, fra gli 85 pazienti sottoposti a ventilazione meccanica intensiva, ben 72 (ossia l’85,7%) presentava parametri di obesità grave (IMC > 35)
Al momento della pubblicazione, 60 dei 124 pazienti (48% del totale) erano stati dimessi vivi dalla terapia intensiva, 18 (15%) erano morti e 46 erano ancora ricoverati in terapia intensiva. Ed il dato che emergeva prepotentemente era questo: l’uso della ventilazione meccanica intensiva era significativamente associata al sesso maschile e all’IMC>35, indipendentemente da altri fattori di rischio quali l’età, il diabete e l’ipertensione.
CONCLUSIONI DELLO STUDIO
In definitiva, lo studio ha prodotto tre risultati principali:
- Esiste un’elevata frequenza di obesità nei pazienti ammessi alla terapia intensiva per infezione da Covid-19;
- La gravità dell’infezione da Covid-19 aumenta con l’aumentare dell’IMC;
- L’obesità risulta quindi un ulteriore fattore di rischio potenziale per la gravità dell’infezione da Coronavirus.
Queste evidenze ci conducono alla conclusione che sì, chi è obeso è potenzialmente più vulnerabile al virus, quindi rischia di più.
Pertanto, le persone con obesità (soprattutto quelle con grave obesità), dovrebbero adottare misure extra per evitare la contaminazione da COVID-19, rinforzando l’adozione di azioni preventive (dieta, alimentazione equilibrata, attività fisica, integrazione alimentare) durante l’attuale pandemia.
Per chi desiderasse approfondire, è possibile leggere e scaricare lo studio qui.